Da prodotto di scarto a necessario per il biometano: è la sansa delle olive
Una filiera corta con un raggio medio di 10 km e il coinvolgimento del produttore del sottoprodotto principale (sansa e foglie di olive) nella valorizzazione economica di questa risorsa. Da prodotto di scarto a prodotto necessario per produrre biometano attraverso la digestione anaerobica. Il prodotto di scarto è la sansa. L’esempio arriva dal Sud Italia, dalla Puglia. La prima regione d’Italia produttrice d’olio extravergine d’oliva, con il più alto numero di frantoi, dove si è costruito un corretto modello di economia circolare, buon esempio anche a livello nazionale, che ha coniugato sapientemente agricoltura, innovazione e territorio. A Cerignola, nel foggiano, da più di un anno, si trova uno dei primi impianti in Italia di digestione anaerobica che utilizza come risorsa principale il sottoprodotto di scarto delle olive per produrre energia rinnovabile. Un impianto innovativo, circondato da 90 ettari di uliveti, dove Legambiente ha fatto tappa con la sua campagna nazionale itinerante “I cantieri della transizione ecologica” per visitare insieme al CIB (Il Consorzio Italiano Biogas) la società Agricola Arca, nata dalla collaborazione di cinque famiglie imprenditoriali con una lunga tradizione nel settore agroindustriale, e raccontare cosa sta facendo in termini di transizione ecologica e sostenibilità. L’impianto è alimentato da sottoprodotti locali agricoli, come sansa bifasica (liquida), circa il 60%, e foglie di ulivo in co-digestione con effluenti zootecnici, produce biometano (500 Sm3/ora), energia elettrica e termica per autosufficienza, oltre a digestato, un fertilizzante organico di alta qualità utilizzato sui 600 ettari totali di terreni agricoli.
Punto di forza è anche quello di investire e credere nel “Biogasfattobene”, promosso a livello nazionale in questi anni dal CIB come modello integrato in cui convergono la produzione e l’utilizzo di biogas e biometano, la produzione di cibo di qualità e l’adozione di pratiche agricole innovative e sostenibili. Questo ciclo produttivo virtuoso garantisce la resilienza dei terreni, restituendo sostanza organica preziosa (soprattutto su questi territori in cui vi è carenza di carbonio organico sui terreni), favorisce la rigenerazione naturale delle colture, secondo un processo che consente di mantenere un equilibrio tra produttività economica e tutela dell’ambiente, assicurando la continuità delle risorse agricole per le future generazioni.
“La Puglia - commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è un territorio a grande vocazione agricola e la promozione dell’economia circolare nella filiera dell’olio è molto importante. I frantoi producono enormi volumi di sottoprodotti organici liquidi e solidi, il loro riutilizzo è molto costoso e in assenza di digestione anaerobica ha impatti negativi sull’ambiente. Recuperare questi scarti per farne energia rinnovabile, mettendo in rete i produttori del territorio e avviando una solida alleanza tra agricoltura, produzione di energia e cura dei suoli, è una sfida cruciale che la Puglia ha dimostrato che si può vincere. Il nostro auspicio è che questa filiera circolare virtuosa venga replicata in tutto il territorio nazionale. La digestione anaerobica per produrre biometano e digestato di qualità è un processo che comporta diversi vantaggi, contribuisce alla decarbonizzazione, a ottimizzare l’utilizzo e la gestione degli scarti agroalimentari e dei reflui zootecnici. In più le tecnologie ormai consolidate minimizzano gli odori sgradevoli e non producono batteri patogeni. L’Italia deve accelerare il passo e colmare il deficit impiantistico sulla digestione anaerobica, prevedendo anche più campagne di informazione per smontare le fake news che circolano sul biometano”.
Credit: Legambiente