I depuratori per chiudere il ciclo con l’acqua restituita alla sua purezza
Dal buon funzionamento di questi impianti dipende la tenuta dell’intero ecosistema.
Il depuratore è come un confessionale: l’acqua passa nell’impianto per diventare pura e completare il ciclo come – sia consentito il paragone – lo Spirito in confessione monda il peccatore dalle impurità che ha commesso.
Il depuratore è un impianto complesso e altamente tecnologico dove le acque provenienti dalla rete fognaria sono sottoposte ad un processo biologico per essere riutilizzate o tornare al loro ciclo naturale. Dal buon funzionamento dei depuratori dipende la tenuta dell’ecosistema.
Acquedotto Pugliese gestisce 184 impianti di depurazione, un parco impiantistico tra i più grandi ed evoluti d’Italia sia dal punto di vista tecnologico, sia dal punto di vista della qualità delle acque. In questi impianti la depurazione è esclusivamente di tipo biologico: grazie a microorganismi demolitori, i cosiddetti batteri buoni, si riproduce, in tempi e spazi concentrati, quello che avviene in natura. I depuratori sono presidi sanitari a tutela del territorio e dell’ambiente. Questo spiega la grande attenzione che AQP ha per il comparto della depurazione. Non a caso, un capitolo di spesa importante del piano degli investimenti predisposto da Acquedotto Pugliese per il triennio 2020-2023 è quello che riguarda la depurazione. Sono previsti interventi di potenziamento e adeguamento di oltre 100 impianti per un investimento complessivo di circa 500 milioni di euro.
«Il comparto depurazione – afferma Simeone di Cagno Abbrescia, presidente di Acquedotto Pugliese – è il fiore all’occhiello della regione Puglia. I frutti sono quelli che noi raccogliamo sistematicamente: le Bandiere blu che vengono assegnate alla nostra regione si incrementano ogni anno. Questo è il frutto della capillarizzazione della rete di depurazione e all’ottimo funzionamento della stessa. Il processo di depurazione, da molti sottovalutato, è importantissimo: ecco il perché della previsione di investimenti per 500 milioni da oggi al 2023 fatta da AQP per questo strategico settore».
L’acqua depurata (e affinata) non solo serve all’agricoltura (che di risorsa idrica ha un grande bisogno) e agli enti locali, che la impiegano, ad esempio, per il lavaggio delle strade e l’innaffiamento dei parchi verdi, ma consente un significativo risparmio di risorsa. Impianti di depurazione moderni, capaci di valorizzare e recuperare la risorsa idrica, sono strumenti strategici in un modello di economia circolare improntata al rispetto e alla tutela del bene acqua, un elemento indispensabile per la vita umana, ma sempre più minacciato da ricorrenti abitudini scorrette.
Un impianto di depurazione funzione secondo questo schema: le acque reflue, in arrivo dalle reti fognarie, vengono convogliate nell’impianto. Il primo trattamento è quello della grigliatura, che serve per la rimozione di pezzi di plastica, prodotti per l’igiene, sassi, carta e altro materiale grossolano. A seguire c’è la dissabbiatura-disoleatura (processo di separazione delle sabbie, degli olii e dei grassi). I trattamenti meccanici si concludono con il passaggio delle acque nella vasca di sedimentazione primaria, dove avviene la separazione dei fanghi. L’eliminazione delle sostanze disciolte avviene, invece, nella vasca a fanghi attivi. Questo processo si basa sull’azione metabolica di microrganismi che utilizzano le sostanze organiche e l’ossigeno disciolti nel liquame per la loro attività e riproduzione. La separazione dei fiocchi di fango dalla miscela aerata si ottiene per sedimentazione nella vasca di disedimentazione finale. Una parte del fango attivo viene fatta ricircolare nella vasca di aerazione e la parte in esubero viene inviata al trattamento successivo. L’acqua in uscita dalla sedimentazione finale è pulita e, quindi, può tornare in natura.