Il MarTa 'attrazione del mondo' con gli ori
Da Buenos Aires al San Paolo passando per Shangay e infine il Messico.
Sono gli ori di Taranto, parte del corredo di una giovane donna daunia di rango regale custoditi al MarTa di Taranto. Quello in programma al Museo Nacional de Antropologia, fino al 29 settembre, costituisce l’ultimo appuntamento di “Il racconto della bellezza”, realizzato in collaborazione tra la Direzione generale musei del Ministero della Cultura e la Direzione generale Diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri e mira a promuovere all’estero il patrimonio culturale italiano, e che ha già fatto tappa a Buenos Aires e San Paolo.
Scopriamo insieme di cosa si tratta. Due pezzi: il diadema in oro e lo scettro in oro rosso provenienti dalla tomba degli Ori di Canosa (fine III-inizi II secolo a.C.), rinvenuti casualmente nel 1928 in una struttura funeraria ipogea, che completavano il corredo regale di una giovane aristocratica daunia, il cui nome Opaka Sabaleida è inciso su una teca in argento a forma di conchiglia, esposta, come il resto del corredo, nel Museo archeologico di Taranto. Le produzioni esportate rimandano al lavoro artigianale all’epoca attuato dagli orafi dell’ex colonia spartana, i quali realizzarono per i ceti emergenti di area indigena della Daunia veri e propri capolavori, simboli della regalità antica.
l Museo archeologico nazionale di Taranto celebra questo importante riconoscimento puntando alla riconferma per il 2024, considerato l’ampliamento dell’esposizione permanente e dei servizi, compresi quelli di bookshop e merchandising e l’importante lavoro di continua emersione dai depositi di reperti mai visti o poco conosciuti portati in esposizione nella vetrina di ingresso della Temporary Art.
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