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Pozzo in Camerun
Azienda | 10 settembre 2020

L’Acquedotto al fianco di Kirikù

AQP finanzia la realizzazione di tre pozzi d’acqua nella regione di Edea in Camerun.

Kirikù ha i riccioli neri e gli occhi di fuoco, come tutti i bambini dell’Africa. Madre natura gli ha donato un cuore grande e generoso e uno sguardo fiero, in cui si rispecchiano i tramonti di porpora al confine della savana.

Kirikù

 

Kirikù ha una missione speciale: liberare il suo villaggio dai malefìci della strega cattiva, Karabà, che ha prosciugato la sorgente d’acqua, seminando morte e miseria in tutto il villaggio. Con i suoi poteri magici, Kirikù riesce ad uccidere il drago che custodisce la fonte e quando, alla fine, dopo aver accettato i consigli del vecchio saggio sulla Montagna Proibita, si trova faccia a faccia con Karabà, comprende che la strega non è poi così malvagia come sembra, e che a renderla tale sono stati gli uomini con la loro ignoranza e superstizione.

Così, riesce a redimere Karabà, a restituire l’acqua al suo villaggio e a far trionfare l’amore persino nell'Africa più nera.

Il famoso cartone di Michael Ocelot è una splendida metafora del continente nero. In un mondo in cui 3,5 miliardi di individui non hanno accesso regolare alla risorsa idrica, sono oltre 300 milioni gli africani che non dispongono di acqua potabile, mentre solo il 5% delle terre coltivabili è irrigato correttamente. E nei prossimi decenni la situazione sembra destinata a peggiorare, a causa della crescita della popolazione e della necessità di irrigare distese agricole sempre più vaste.

Eppure, il continente nero ha un immenso cuore azzurro. Studi e analisi, condotti dal British Geological Survey e dall'University College London, dimostrano che sotto la distesa di terra brulla si trova un tesoro di oltre mezzo milione di chilometri quadrati di acqua potabile: 20 volte la quantità d’acqua dolce presente nei laghi africani. Le riserve più vaste giacciono in grandi bacini sedimentari del Nord Africa, in Libia, Egitto, Algeria, Niger, Chad e Sudan occidentale: una piscina naturale di 75 metri di spessore; una riserva che non viene ricaricata quotidianamente attraverso le piogge, ma che è stata riempita per l'ultima volta 5 mila anni fa, quando il clima africano era più umido.

Il problema, ora, è capire qual sia la strega Karabà che impedisce agli africani di poter avere tutta l’acqua di cui hanno bisogno e grazie alla quale, crescere nel benessere e nello sviluppo, e cominciare, finalmente, a far sentire la propria voce nel mondo, piuttosto che “ascoltare” quella degli altri. Grazie a cui potersi dissetare, senza dover percorrere decine di chilometri con gli otri in testa, o lavarsi tutti i giorni, senza consumare però l’acqua delle 8.650 vasche da bagno, a disposizione ogni anno per tutti gli individui dei popoli cosiddetti civili.

Pozzo in africa

 

La strega cattiva, in questo caso, sono l’egoismo delle multinazionali, che sfruttano le risorse del continente nero, i governi corrotti, l’inadeguatezza dei sistemi tecnologici. Una Karibà che, in realtà, se solo qualcuno fosse in grado di far ragionare, capirebbe che non ci può essere sviluppo e benessere reale se questi non sono a disposizione di tutti. L’acqua, se continua a rimanere nelle mani di pochi (si pensi all'abuso e allo sperpero che ne fa il mondo occidentale) sarà la causa dei prossimi conflitti. E non si tratta del possesso del petrolio o dell’oro, ma dell’elemento più importante per la sopravvivenza stessa degli uomini. E si può immaginare, quindi, la potenza devastatrice che potranno avere simili guerre.

Dare una sterzata al mondo non è certo facile. E se non ci pensano i grandi della terra a mettersi d’accordo e a favorire processi virtuosi di crescita e sviluppo solidale, sarà difficile che le cose possano cambiare. Ci sono però tanti Kirikù che provano ad opporsi allo stato delle cose, seminando semi di coraggio e di altruismo dove gli altri continuano a far crescere gramigna e ortiche.

“Una speranza per il Camerun” è un’associazione fondata a Ravenna, qualche anno fa, che si occupa di raccogliere fondi per il paese centrafricano. A far sgorgare la scintilla della speranza è stato don Andrè Marie, parroco della diocesi di Edea, a pochi chilometri dal golfo di Guinea, che qualche anno fa incontrò a San Giovanni Rotondo il presidente del sodalizio, Mauro Turrini.

Oggi l’associazione è impegnata in un ambizioso programma di adozione a distanza di giovani studenti e nella realizzazione di una serie di pozzi d’acqua in quella lontana regione dell’equatore. Un’iniziativa, quest’ultima, per la quale ha chiesto aiuto all'Acquedotto Pugliese.

CdA
Il Consiglio di Amministrazione di Acquedotto Pugliese

Un appello prontamente raccolto dal presidente, Simeone di Cagno Abbrescia, e da tutto il Consiglio di Amministrazione, che hanno subito deciso di finanziare la costruzione di tre pozzi tecnologicamente all'avanguardia. Tra un po', dalle carte si passerà ai fatti e un nuovo seme di progresso e benessere sarà piantato nel cuore, così povero e così ricco, dell’Africa.

Solo la prima mossa, perché l’obiettivo è proseguire sulla strada intrapresa con altri impianti e, magari, con la formazione di giovani camerunesi presso l’AQP Water Academy di Acquedotto Pugliese. La favola di Kirikù, insomma, potrà diventare una felice realtà e, grazie all'impegno di Acquedotto Pugliese, la vita per tanti giovani, in quell'assetata regione del Camerun, sarà certo più dolce. Proprio come l’acqua buona da bere.

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