Lì a Tricase dove il mare luccica di...bellezze
Esiste un luogo che profuma di mare, dove spira vento di futuro e dove la bellezza è un mosaico colorato di volti e culture che si incontrano e si mescolano.
Si tratta del Porto Museo di Tricase, non un vero e proprio museo come quelli in cui siamo abituati ad andare, non ci sono infatti reperti storici, collezioni o fotografie che lungo un percorso raccontano la storia del Porto della città del leccese, bensì è un museo, diffuso e dinamico, luogo di ricerca, raccolta, scambio ed approfondimento di conoscenze legate alle tradizioni del mare e della costa, è paesaggio culturale e cultura del paesaggio.
A gestirlo è l'associazione Magna Grecia Mare, presieduta da Antonio Errico: “Vorremmo che questa nostra idea di museo diffuso contagiasse anche altre realtà. L'idea – ha raccontato – nasce dalla voglia di avere orizzonti a 360 gradi e dal forte desiderio di rendere orgogliose le nuove generazioni che qui nascono e che vorremmo restassero per investire sul territorio, creando futuro”. Il messaggio ai giovani quindi è chiaro ed è un invito a recuperare la natura marinara che fa parte delle popolazioni del Salento, della Puglia e dell'Italia più in generale.
Un porto piccolo, quello di Tricase, ma con una storia millenaria, una parte della quale è documentata da testi storici. “In passato, infatti - ha spiegato il presidente Errico – questo porto era l'unico approdo nel tratto di costa compreso tra Gallipoli e Brindisi. A testimonianza del fatto che anche il piccolo ha sempre qualcosa da raccontare al grande”.
E infatti ormeggiato qui c'è il veliero Portus Veneris, la storica imbarcazione che in molti chiamano impropriamente “caicco” e che rappresenta una delle immagini più suggestive del luogo. “Un’imbarcazione unica al mondo per tipologia e armo velico, la cui costruzione risale, secondo la datazione degli esperti, a oltre 100 anni fa. Ha quindi una storia davvero molto interessante – ha raccontato Antonio Errico – Nel 2002, infatti, giunse qui con a bordo 98 profughi curdi, scappati da una guerra in corso nella propria terra e in cerca di una vita migliore”. Il veliero venne abbandonato in mezzo al mare proprio di fronte il piccolo porto di Tricase e venne di conseguenza confiscato, destinato alla demolizione. Ma a quel tempo, la neonata associazione Magna Grecia Mare propose al Comune di recuperare l'imbarcazione per darle una nuova vita, trasformandola da simbolo della disperazione di un popolo a simbolo di fratellanza tra popoli differenti. Su questa idea c'è sempre stato vento favorevole, fortunatamente. E anche grazie al prezioso contributo del Ciheam, siamo riusciti nel nostro intento, donando alla cittadinanza una nave scuola, un museo itinerante, una sede prestigiosa di eventi culturali e di rappresentanza istituzionale internazionale”.
Della storia millenaria del porto di Tricase ne fa parte anche un grande cisternone, risalente agli inizi del '900, un luogo che racconta una verità incontrovertibile: l'acqua è un bene prezioso. “Spesso non ci pensiamo, ma i marinai e i naviganti, nel corso dei loro lunghi viaggi, sono circondati da una enorme vastità di acqua che però non possono bere. Proprio per rispondere ad una loro necessità ma anche per far crescere economicamente il porto di Tricase, agli inizi del '900 si pensò di costruire questo cisternone, che raccogliesse l'acqua piovana”. Si tratta di una grande opera di ingegneria idraulica che rispondeva a quelli che all'epoca erano i criteri secondo cui l'acqua piovana poteva essere resa potabile con la presenza di tre elementi, la ghiaia, la sabbia e i carboni attivi. “Il cisternone – ha spiegato ancora Antonio Errico – riforniva acqua alla banchina del porto, ma anche al resto della comunità portuale presente. Con l'arrivo di Acquedotto Pugliese, poi, questo luogo è stato abbandonato per poi essere riqualificato anni dopo. Oggi viene utilizzato per ospitare eventi culturali”.
Insomma, il Porto Museo di Tricase negli anni ha intrapreso una rotta di riscoperta dei suoi valori culturali, storici, naturalistici e di relazione con i popoli del Mediterraneo, innescando un percorso di valorizzazione sostenibile e responsabile per una crescita economica e sociale dell'intera comunità. “Questo luogo – ha concluso il presidente Errico – vissuto non da semplici turisti, permette quindi di entrare a far parte del variegato mondo del Porto Museo, diventandone protagonisti. Qui, si può incontrare il mondo, come in un vero e proprio porto di mare, e insieme si può progettare tanto futuro”.