'Matera', quel frammento per riscoprire l'universo
Servirà circa un anno per poter comprendere la natura e la storia dei frammenti del cosiddetto bolide di San Valentino, precipitato nella serata dedicata agli innamorati nella città dei Sassi. I ricercatori del Laboratorio del Gran Sasso hanno già annunciato che il bolide sarà ribattezzato “Matera”, in onore della città che si è impegnata tanto per agevolarne il recupero e la conservazione. Infatti, dopo l'avviso alla popolazione e la caccia ai frammenti dell'oggetto celeste, in un'area a nord di Matera, la ricerca ha individuato il luogo della caduta. Il meteorite è caduto verticalmente al suolo con una velocità di circa 300 km/h e nell'impatto ha scheggiato una piastrella del balcone che corre lungo il perimetro di un'abitazione fra Contrada Rondinelle e Contrada Serra Paducci, a Matera.
“L'evento è frequentissimo, ogni anno cadono milioni di meteoriti su tutto il Pianeta – ha spiegato Giuseppe Bianco, responsabile dell'Unità di Ricerca Spaziale di ASI – ma questa volta il bolide era talmente luminoso da essere visto da numerosi testimoni solcare il cielo della Puglia e della Basilicata”. La sua scia luminosa è stata individuata anche dalle camere di Castellana Grotte, Tricase e Vasto, appartenenti alla rete Prisma, un network di una sessantina di camere sparse sul territorio italiano. “E' stato quindi identificato il punto di caduta ed è stato ritrovato relativamente presto. Questo è importante – ha proseguito Giuseppe Bianco - perchè questi meteoriti che arrivano sulla Terra, non sono altro che residui della formazione del nostro Sistema Solare, quindi parliamo di frammenti risalenti a 4 miliardi e mezzo di anni fa”. Un ritrovamento che potrà contribuire quindi in maniera importante a ricostruire una parte della storia dell'Universo.
“Di questo bolide praticamente conosciamo tutto - ha spiegato Carmelo Falco, rappresentante del Project Office della rete Prisma e associato Inaf – conosciamo la sua orbita di provenienza, lo abbiamo seguito dallo spazio fino al rientro, abbiamo calcolato anche il punto di arrivo, non si è contaminato avendo colpito ceramica e vetro, quindi materiali inerti. Quindi, sulla base di tutti questi aspetti, possiamo affermare che si tratta di uno dei 5/6 ritrovamenti più importanti nella storia dell'uomo”. Tutti i pianeti del nostro Sistema Solare si sono formati proprio da questo materiale, compresa la Terra che si è poi modificata a causa dell'azione del vento, dell'acqua e di tante altre trasformazioni chimiche. Proprio attraverso questo ritrovamento dunque si potrà risalire al materiale originario del nostro Sistema Solare. Nel mondo dal '59, anno di inizio del rilevamento secondo questi sistemi, ad oggi sono avvenuti circa 40 ritrovamenti. Questo è il secondo in Italia e a distanza di poco tempo. All'inizio di gennaio del 2020 era stato infatti ritrovato il meteorite Cavezzo nei pressi di Modena.
Un evento quindi che per quanto possa definirsi frequente, è senza dubbio straordinario per tutte le informazioni che potrà fornire ai ricercatori e al mondo intero e che potrà, forse, rispondere ad alcune delle tante domande relative alla nascita dell'Universo.