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microplastiche
Ambiente | 04 settembre 2024

Microplastiche: a rischio gli “ingegneri del mare”

Quali sono gli effetti delle microplastiche sugli anellidi policheti del genere Sabellaria? Ce lo spiegano il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, dell’Università di Pavia con i geologi, ecologi, biologi delle Università di Bari e Urbino. Si tratta di “ingegneri del mare” che  costruiscono delle barriere arenacee lungo la costa con un ruolo ben preciso: mitigare l’erosione delle coste offrendo habitat per tantissime specie marine. Purtroppo oggi, al posto dei granelli di sabbia questi policheti trovano sempre più microplastica, che entra nelle loro strutture e che causa loro stress ossidativo, con un probabile effetto domino su tutto l’ecosistema marino costiero: l'impatto, purtroppo, non si conosce ancora.

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A fare il punto, durante il congresso nazionale della Società Geologica Italia, sono i ricercatori di diverse università italiane e centri di ricerca: si confrontano per capire le cause, gli effetti e le possibili soluzioni all’inquinamento da plastica. Al centro degli incontri i risultati prodotti dalla bio-costruzione a Torre Mileto (sul Gargano): tante più microplastiche sono presenti nei sedimenti tante più vengono accumulate in queste strutture arenacee. Questo può apparire come un vantaggio, perché la biocostruzione in questo modo agisce da trappola semipermanente per le microplastiche, rallentandone la dispersione verso il largo. Tuttavia questo è un beneficio effimero, perché i risultati di questa ricerca stanno anche evidenziando che le microplastiche causano un certo danno fisiologico ai piccoli policheti, sebbene non si conosce ancora se questo danno, alla lunga, può portare conseguenze nella loro capacità di biocostruire.
Il mar Mediterraneo vive una crisi ambientale senza precedenti.

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L'87% delle sue acque è infatti inquinato da metalli tossici, sostanze chimiche industriali e rifiuti di plastica. La situazione è resa ancora più preoccupante dalla presenza di 1,9 milioni di frammenti di microplastiche per ogni metro quadrato: si tratta della più alta concentrazione mai registrata fino a ora. I numeri, allarmanti, sono stati stati diffusi dal Wwf nel dossier “Non c'è salute in un ambiente malato”."Per ridurre l'inquinamento servono un'azione e un cambiamento collettivi poiché questo è il risultato di molteplici attività che si svolgono nella maggior parte dei settori sociali ed economici, ed è regolamentato da autorità internazionali, nazionali, regionali e locali - afferma Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia - Serve maggiore trasparenza sulle sostanze chimiche presenti nei prodotti, sia lavorando sull'etichettatura, sia sulla sensibilizzazione dei consumatori, riducendo l'utilizzo di sostanze dannose per la salute e per l'ambiente".

Credits: ilfattoalimentare; linkiesta; Terranostra

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